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gennaio 16th, 2011:

Andrea Pavani, Padova, Pratica del curling e Cetto Laqualunque

Esiste un nesso tra il giocatore di curling Andrea Pavani, la città di Padova e il curling. Andrea Pavani nasce a Caracas nel 54 ma ha vissuto lungamente a Cortina. Ha giocato a curling a partire dagli anni 70 così come suo padre Enea. Ha conquistato con il Cortina 66, prima, e poi con Curling Club Tofane, il titolo italiano in 14 edizioni. Ha partecipato a 13 Mondiali e 10 Europei. Ha indossato la maglia della Nazionale Italiana il 202 occasioni. Nel 1979 ha conquistato la medaglia di bronzo ai campionati Europei giocati a Varese. Una vittoria che ha potuta condividere con il padre che giocava da lead nella stessa Nazionale .Andrea è certamente l’atleta che nel curling italiano maschile ha conseguito i maggiori risultati. Nel 1991 decide di ritirarsi dalle competizioni di curling anche perché nel frattempo da Cortina si è trasferito a vivere a Padova città che non è dotata di impianti per il curling.

Arriviamo quindi a parlare di Padova e  come approccio al tema riprendiamo una dichiarazione dei dirigenti comunali di questa città pubblicata il 17 dicembre scorso in occasione dell’inaugurazione dello stadio del ghiaccio di Arcella quartiere di Padova. “Ora Padova, oltre ad essere una capitale dell’atletica grazie al nuovo palaidoor, diventa una capitale anche per gli sport sul ghiaccio – ha spiegato l’assessore allo sport Umberto Zampieri – L’investimento per la tensostruttura è di 1milione 400mila euro, mentre il completamento dell’opera prevede un impegno economico di 3 milioni”. Il Palaghiaccio copre una superficie di 4mila mq (45×80) a copertura di una pista olimpica per il ghiaccio di 58×28 metri adatta ad ospitare tutti gli sport sul ghiaccio a livello internazionale, due piastre polivalenti di 29×28 metri, spazi dedicati con tribune, spogliatoi e servizi.

In luglio Alessandro, un padovano, ha pubblicato una lettera aperta: “Scrivo questo articolo rivolgendomi garbatamente alle autorità della città di Padova, per sostenere uno sport minore ma per me molto bello: il curling.
Egregio Signor Sindaco, Presidente della Provincia, Egregi Asssessori allo sport di Comune e Provincia di Padova, voi che potete realizzare grandi idee. Il palaghiaccio in zona Plebiscito è a mio giudizio un’opera bellissima, perché può accontentare coloro che vogliono pattinare sul ghiaccio, e sono in tanti. Considero bellissima poi anche l’idea di creare una squadra di hockey su ghiaccio, che possa poi un giorno giocare contro Bolzano, Asiago e Cortina, cioè le grandi di questo sport in Italia.
Ma perché non puntare anche sul curling? A mio giudizio è uno sport bellissimo, il campo di gioco non sarebbe neanche enorme, basti pensare che in un campo di hockey su ghiaccio ci starebbero ben tre campi da curling.
In più in esso non c’è il contatto fisico tra gli avversari, si insegna a rispettare l’avversario, a fine partita si va tutti a mangiare assieme. Inoltre potrebbero praticarlo tutti quanti dai più giovani ai più anziani in quanto non è uno sport dispendioso a livello fisico. Il curling richiede invece visione di gioco, intelligenza, calma, tranquillità, a mio giudizio è lontano anni luce dal nervosisimo, e dalla frenesia della vita di tutti i giorni, ideale per staccare la spina per qualche ora.

Il Vice Sindaco in passato nonché Assessore allo Sport di Padova qualche anno fa in un momento di autoesaltazione scrisse, elencando tutte le  strutture sportive di nuova realizzazione: “PIU’ SPORT IN CITTA’… PER UNA CITTA’ IN SALUTE – Un risultato incredibile… per la promozione dello sport e per una Città in salute (Claudio Sinigaglia- ViceSindaco e Assessore allo Sport)”.
Il comunicato dell’allora Assessore ricorda in qualche modo lo slogan di Albanese nel personaggio di Cetto Laqualunque.

Comunquemente… ci chiediamo cosa ne è stato del curling a Padova?

Con un giorno di anticipo il nord America ha vinto la sagra Continental Cup

Oggi si gioca ancora ma solo per lo spettacolo. La Continental Cup da ieri ha già il suo vincitore, la rappresentativa del Nord America che, con abbondanza, ha superato i 201 punti necessari per aggiudicarsi il “titolo”. Sinceramente però l’uso di tanti termini così legati allo sport e alle vere competizioni dà la sensazione di un eccesso e di un uso poco appropriato. In verità la Continental non è altro che uno show televisivo, una passerella del professionismo vero o presunto per i partecipanti europei. Non voglio certo dire che una kermesse di questo genere faccia male al curling, anzi, porta visibilità e promozione, tutte cose di cui proprio il curling nostrano vorrebbe e dovrebbe saper sviluppare. In Canada  questo è possibile con il sostegno di gruppi finanziari e industriali. La 7ª edizione del Continental perseguiva l’obiettivo di esaltare l’interesse in particolar modo del curling doppio misto. La presidente del WCF Kate Caithness continua a lavorare sul progetto, ereditato dal suo predecessore Les Harrison, di incrementare la partecipazione Olimpica con il curling  doppio misto. Il pubblico della Continental Cup a St. Albert si è divertito anche nel vedere che, giocando il doppio misto, allo swipping dovevano faticare anche gli storici skip Martin, Koe, Uslrud, Jones che, nel consueto ruolo del gioco a 4, vivono solo di fatica mentale. Alle interviste gli skip hanno dichiarato di apprezzare il gioco del doppio misto spingendosi a dire, come nel caso di Kevin Martin, che è un gioco con più strategia del curling tradizionale. Di parere invece nettamente contrario la critica dei giornalisti presenti. Terry Jones, autorevole giornalista canadese esperto di curling, l’ha definito semplicemente un gioco sciocco. Infine parliamo di quanto detto nelle interviste dai giocatori europei presenti. Gli atleti del nostro continente hanno ribadito che in Europa il curling è ancora uno sport poco praticato e di scarso interesse commerciale e televisivo. Tutto vero ma allora forse bisognerebbe chiedere al Presidente della European Curling Federation, Andrew Ferguson, di creare un piano di sviluppo e di sostegno economico maggiormente equilibrato per tutte le Nazioni della Comunità Europea. L’interesse verso lo sviluppo agonistico del curling dimostrato dalla politica in Gran Bretagna con il raddoppio del finanziamento a favore del curling sino al 2014 (pari a 2.288.900 sterline), è una condizione che per Italia, Francia, Spagna (e tante altre) è pura fantascienza. Ritengo che una gestione e  sviluppo d’insieme debba essere la nuova politica sportiva che un Presidente di curling Europeo perseveri come suo progetto prioritario. Per le  nazioni europee i problemi sono totamente gli stessi con le gravissime carenze di impianti dedicati, il miglioramento e la formazione di tecnici e allenatori, l’organizzazione di manfestazioni di alto livello, la continuità e visibilità televisiva. E’ inevitabile che se venissero compensate tutte queste carenze in ogni Nazione il curling potrebbe richiamare l’attenzione di chi è interessato ad investire nello sport. E’ la legge del mercato che rende possibile un impegno economico ma solo se esiste la possibilità di un ritorno sia finanziario che di immagine. Oggi sappiamo bene che chi aiuta il curling è semplicemente un benefattore. E chiudiamo ricordando che la prossima edizione della Continental Cup si terrà ancora nella Columbia Britannica a Langley dal 12 al 15 gennaio 2012.

La Cina di Bingyu Wang ha nostalgia del coach Dan Rafael

La Continental Cup che in queste ore si sta per concludere si gioca nel centro sportivo di St. Albert. Sono pochi i chilometri che separano questa cittadina dalla grande metropoli di Edmonton. Qui Bingyu Wang, da tutti ormai chiamata Betty, e il suo team si sentono un po’ come a casa perché già dal 2005 la Cina del curling aveva lungamente soggiornato da queste parti. Ma veniamo a quanto detto dalla Wang alla stampa locale: “Sì ormai siamo di casa qui in Canada e sicuramente continueremo a rimanere ad Edmonton per il quadriennio di preparazione olimpica. In questi giorni stiamo giocando la Continental Cup ma sappiamo bene che la nostra preparazione non è ancora di buon livello. Prima di arrivare qui a St.Albert abbiamo giocato solamente altri 4 bonspiels a Regina, Calgary, Winnipeg e Saskatoon quindi molto ma molto meno preparate rispetto alle passate stagioni. Ma è stata una nostra precisa scelta perché avevamo vissuto gli ultimi 3 anni sempre insieme e solo per il curling. Non avevamo il tempo per fare niente altro. Avevamo assolutamente bisogno di una pausa. Così tutte le ragazze hanno potuto riprendere altri interessi. La mia lead Yan Zhou, ad esempio, ha potuto riprendere gli studi. Io invece sono stata negli Stati Uniti, Wisconsin, e ho giocato a curling con 3 diversi team. Una bellissima esperienza anche di rapporti umani e di nuove amicizie. Adesso siamo nuovamente pronte ed entusiaste di ricominciare a vivere insieme per i prossimi anni di preparazione a Sochi 2014. Sicuramente una cosa che vorremmo ritornare ad avere è un allenatore canadese. Il nostro Big Dan (Rafael ndr) ci manca tanto. Con Dan abbiamo fatto grandi esperienze e abbiamo vinto tanto. Ma al termine del suo contratto ha scelto di andare ad allenare l’Italia e rispettiamo la sua scelta. Comunque siamo tutte molto felici di rimanere a Edmonton anche perché ormai tutti ci conoscono e abbiamo fatto molte amicizie. Non dobbiamo più essere timide come quando siamo arrivate qui nel 2005″.

CURLING ITALIA