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La news del giorno: in modo discreto anche l’hockey ama il curling

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L’uomo che vedete nella foto si chiama Wayne Gretzy. Non vivendo noi  in America è doveroso raccontare qualcosa di questo atleta. Wayne è un canadese con un nome poco comune per quel Paese. Walter in italiano. La scelta familiare era voluta perché il nonno di Wayne era immigrato in Canada da Cracovia. La passione di Wayne sin da bambino era l’hockey su ghiaccio. A 10 anni, nel suo primo campionato scolastico in Ontario, si era fatto notare per aver segnato 378 reti in 85 gare disputate. A 17 anni per Gretzy è già il momento del suo esordio nel professionismo con la maglia del Indianopolis Racers. Dopo soli otto mesi è acquistato dalla squadra di Edmonton Oiler. Nella sua carriera di giocatore indossa maglie di squadre statunitensi e canadesi. Capite quindi che è stato un mito in entrambi i Paesi. Wayne Gretzy è stato importante nell’hockey quanto Maradona per il calcio in Argentina. Ha vinto la Stanley Cup nel 1984-85-87-88. L’ultima maglia indossata è stata quella dei New York Rangers poi il 21 luglio 1999 annunciò il suo ritiro dall’hockey professionistico. Vorrei ancora aggiungere che dopo pochi mesi (il 22 novembre 1999) Wayne Gretzy è stato inserito nella Hockey Hall of Fame. Solo 10 altri giocatori nell’hockey hanno avuto lo stesso trattamento. Per tutti gli altri è di regola attendere almeno 3 anni dopo il ritiro agonistico. Se andate a Los Angeles, nello stadio del ghiaccio di Staples Center, troverete la sua statua di bronzo esposta all’ingresso. Ma la stessa cosa hanno fatto in Canada nell’ingresso del Rexall Place di Edmonton. All’inaugurazione dei giochi olimpici invernali di Vancouver 2010 Wayne Gretzy è stato l’ultimo tedoforo che ha acceso la torcia Olimpica. Ma tutto questa doverosa presentazione serve a dire una semplice cosa. Negli Stati Uniti, se si parla di sport del ghiaccio, il grande amore per gli americani è certamente l’hockey. E negli USA, nei confronti del curling, è evidente che esiste una sensibile repulsione. Questo non gradimento è forse ispirato da un rifiuto verso uno sport così troppo canadese. Va da sè che tra i giovani statunitensi è più intrigante e modaiolo parlare e giocare a hockey piuttosto che cimentarsi con quelle ridicole scopette sul ghiaccio. Le Olimpiadi però impongono agli spettatori, per un mese, una costante visibilità su tutte le discipline invernali compreso quindi anche il curling. Quello che è successo è che negli States hanno quasi forzatamente scoperto che una gara di curling può avere il suo fascino. Tornando a Wayne Gretzy, la notizia sta in un articolo che lui stesso ha scritto e pubblicato, sul quotidiano National Post, che brevemente dice: “Sareste sorpresi di sapere che mi è capitato di scoprire moltissimi giocatori della National Hockey League seduti, nella loro stanza d’albergo, molto coinvolti nel seguire una partita di curling davanti alla televisione”. Ma fuori da quella stanza da letto di un albergo è meglio che non si sappia.

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