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gennaio, 2011:

Vladimir insegnerà il curling a Silvio

Vladimir Putin ieri ha fatto visita  al centro Olimpionico su Ghiaccio vicino Mosca. Che sia un uomo di sport, questo era risaputo. Lo zar russo è cintura nera di judo ed è appassionato di sci. Mancava all’appello una foto che lo ritraesse sulle piste di ghiaccio intento a tirare la pietra  del curling. Durante la visita al centro olimpionico, Putin ha annunciato lo stanziamento di un fondo per gli sport su ghiaccio di 90 milioni di rubli entro il 2020.

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Andrea Pavani, Padova, Pratica del curling e Cetto Laqualunque

Esiste un nesso tra il giocatore di curling Andrea Pavani, la città di Padova e il curling. Andrea Pavani nasce a Caracas nel 54 ma ha vissuto lungamente a Cortina. Ha giocato a curling a partire dagli anni 70 così come suo padre Enea. Ha conquistato con il Cortina 66, prima, e poi con Curling Club Tofane, il titolo italiano in 14 edizioni. Ha partecipato a 13 Mondiali e 10 Europei. Ha indossato la maglia della Nazionale Italiana il 202 occasioni. Nel 1979 ha conquistato la medaglia di bronzo ai campionati Europei giocati a Varese. Una vittoria che ha potuta condividere con il padre che giocava da lead nella stessa Nazionale .Andrea è certamente l’atleta che nel curling italiano maschile ha conseguito i maggiori risultati. Nel 1991 decide di ritirarsi dalle competizioni di curling anche perché nel frattempo da Cortina si è trasferito a vivere a Padova città che non è dotata di impianti per il curling.

Arriviamo quindi a parlare di Padova e  come approccio al tema riprendiamo una dichiarazione dei dirigenti comunali di questa città pubblicata il 17 dicembre scorso in occasione dell’inaugurazione dello stadio del ghiaccio di Arcella quartiere di Padova. “Ora Padova, oltre ad essere una capitale dell’atletica grazie al nuovo palaidoor, diventa una capitale anche per gli sport sul ghiaccio – ha spiegato l’assessore allo sport Umberto Zampieri – L’investimento per la tensostruttura è di 1milione 400mila euro, mentre il completamento dell’opera prevede un impegno economico di 3 milioni”. Il Palaghiaccio copre una superficie di 4mila mq (45×80) a copertura di una pista olimpica per il ghiaccio di 58×28 metri adatta ad ospitare tutti gli sport sul ghiaccio a livello internazionale, due piastre polivalenti di 29×28 metri, spazi dedicati con tribune, spogliatoi e servizi.

In luglio Alessandro, un padovano, ha pubblicato una lettera aperta: “Scrivo questo articolo rivolgendomi garbatamente alle autorità della città di Padova, per sostenere uno sport minore ma per me molto bello: il curling.
Egregio Signor Sindaco, Presidente della Provincia, Egregi Asssessori allo sport di Comune e Provincia di Padova, voi che potete realizzare grandi idee. Il palaghiaccio in zona Plebiscito è a mio giudizio un’opera bellissima, perché può accontentare coloro che vogliono pattinare sul ghiaccio, e sono in tanti. Considero bellissima poi anche l’idea di creare una squadra di hockey su ghiaccio, che possa poi un giorno giocare contro Bolzano, Asiago e Cortina, cioè le grandi di questo sport in Italia.
Ma perché non puntare anche sul curling? A mio giudizio è uno sport bellissimo, il campo di gioco non sarebbe neanche enorme, basti pensare che in un campo di hockey su ghiaccio ci starebbero ben tre campi da curling.
In più in esso non c’è il contatto fisico tra gli avversari, si insegna a rispettare l’avversario, a fine partita si va tutti a mangiare assieme. Inoltre potrebbero praticarlo tutti quanti dai più giovani ai più anziani in quanto non è uno sport dispendioso a livello fisico. Il curling richiede invece visione di gioco, intelligenza, calma, tranquillità, a mio giudizio è lontano anni luce dal nervosisimo, e dalla frenesia della vita di tutti i giorni, ideale per staccare la spina per qualche ora.

Il Vice Sindaco in passato nonché Assessore allo Sport di Padova qualche anno fa in un momento di autoesaltazione scrisse, elencando tutte le  strutture sportive di nuova realizzazione: “PIU’ SPORT IN CITTA’… PER UNA CITTA’ IN SALUTE – Un risultato incredibile… per la promozione dello sport e per una Città in salute (Claudio Sinigaglia- ViceSindaco e Assessore allo Sport)”.
Il comunicato dell’allora Assessore ricorda in qualche modo lo slogan di Albanese nel personaggio di Cetto Laqualunque.

Comunquemente… ci chiediamo cosa ne è stato del curling a Padova?

Con un giorno di anticipo il nord America ha vinto la sagra Continental Cup

Oggi si gioca ancora ma solo per lo spettacolo. La Continental Cup da ieri ha già il suo vincitore, la rappresentativa del Nord America che, con abbondanza, ha superato i 201 punti necessari per aggiudicarsi il “titolo”. Sinceramente però l’uso di tanti termini così legati allo sport e alle vere competizioni dà la sensazione di un eccesso e di un uso poco appropriato. In verità la Continental non è altro che uno show televisivo, una passerella del professionismo vero o presunto per i partecipanti europei. Non voglio certo dire che una kermesse di questo genere faccia male al curling, anzi, porta visibilità e promozione, tutte cose di cui proprio il curling nostrano vorrebbe e dovrebbe saper sviluppare. In Canada  questo è possibile con il sostegno di gruppi finanziari e industriali. La 7ª edizione del Continental perseguiva l’obiettivo di esaltare l’interesse in particolar modo del curling doppio misto. La presidente del WCF Kate Caithness continua a lavorare sul progetto, ereditato dal suo predecessore Les Harrison, di incrementare la partecipazione Olimpica con il curling  doppio misto. Il pubblico della Continental Cup a St. Albert si è divertito anche nel vedere che, giocando il doppio misto, allo swipping dovevano faticare anche gli storici skip Martin, Koe, Uslrud, Jones che, nel consueto ruolo del gioco a 4, vivono solo di fatica mentale. Alle interviste gli skip hanno dichiarato di apprezzare il gioco del doppio misto spingendosi a dire, come nel caso di Kevin Martin, che è un gioco con più strategia del curling tradizionale. Di parere invece nettamente contrario la critica dei giornalisti presenti. Terry Jones, autorevole giornalista canadese esperto di curling, l’ha definito semplicemente un gioco sciocco. Infine parliamo di quanto detto nelle interviste dai giocatori europei presenti. Gli atleti del nostro continente hanno ribadito che in Europa il curling è ancora uno sport poco praticato e di scarso interesse commerciale e televisivo. Tutto vero ma allora forse bisognerebbe chiedere al Presidente della European Curling Federation, Andrew Ferguson, di creare un piano di sviluppo e di sostegno economico maggiormente equilibrato per tutte le Nazioni della Comunità Europea. L’interesse verso lo sviluppo agonistico del curling dimostrato dalla politica in Gran Bretagna con il raddoppio del finanziamento a favore del curling sino al 2014 (pari a 2.288.900 sterline), è una condizione che per Italia, Francia, Spagna (e tante altre) è pura fantascienza. Ritengo che una gestione e  sviluppo d’insieme debba essere la nuova politica sportiva che un Presidente di curling Europeo perseveri come suo progetto prioritario. Per le  nazioni europee i problemi sono totamente gli stessi con le gravissime carenze di impianti dedicati, il miglioramento e la formazione di tecnici e allenatori, l’organizzazione di manfestazioni di alto livello, la continuità e visibilità televisiva. E’ inevitabile che se venissero compensate tutte queste carenze in ogni Nazione il curling potrebbe richiamare l’attenzione di chi è interessato ad investire nello sport. E’ la legge del mercato che rende possibile un impegno economico ma solo se esiste la possibilità di un ritorno sia finanziario che di immagine. Oggi sappiamo bene che chi aiuta il curling è semplicemente un benefattore. E chiudiamo ricordando che la prossima edizione della Continental Cup si terrà ancora nella Columbia Britannica a Langley dal 12 al 15 gennaio 2012.

La Cina di Bingyu Wang ha nostalgia del coach Dan Rafael

La Continental Cup che in queste ore si sta per concludere si gioca nel centro sportivo di St. Albert. Sono pochi i chilometri che separano questa cittadina dalla grande metropoli di Edmonton. Qui Bingyu Wang, da tutti ormai chiamata Betty, e il suo team si sentono un po’ come a casa perché già dal 2005 la Cina del curling aveva lungamente soggiornato da queste parti. Ma veniamo a quanto detto dalla Wang alla stampa locale: “Sì ormai siamo di casa qui in Canada e sicuramente continueremo a rimanere ad Edmonton per il quadriennio di preparazione olimpica. In questi giorni stiamo giocando la Continental Cup ma sappiamo bene che la nostra preparazione non è ancora di buon livello. Prima di arrivare qui a St.Albert abbiamo giocato solamente altri 4 bonspiels a Regina, Calgary, Winnipeg e Saskatoon quindi molto ma molto meno preparate rispetto alle passate stagioni. Ma è stata una nostra precisa scelta perché avevamo vissuto gli ultimi 3 anni sempre insieme e solo per il curling. Non avevamo il tempo per fare niente altro. Avevamo assolutamente bisogno di una pausa. Così tutte le ragazze hanno potuto riprendere altri interessi. La mia lead Yan Zhou, ad esempio, ha potuto riprendere gli studi. Io invece sono stata negli Stati Uniti, Wisconsin, e ho giocato a curling con 3 diversi team. Una bellissima esperienza anche di rapporti umani e di nuove amicizie. Adesso siamo nuovamente pronte ed entusiaste di ricominciare a vivere insieme per i prossimi anni di preparazione a Sochi 2014. Sicuramente una cosa che vorremmo ritornare ad avere è un allenatore canadese. Il nostro Big Dan (Rafael ndr) ci manca tanto. Con Dan abbiamo fatto grandi esperienze e abbiamo vinto tanto. Ma al termine del suo contratto ha scelto di andare ad allenare l’Italia e rispettiamo la sua scelta. Comunque siamo tutte molto felici di rimanere a Edmonton anche perché ormai tutti ci conoscono e abbiamo fatto molte amicizie. Non dobbiamo più essere timide come quando siamo arrivate qui nel 2005″.

Per il Mondiale Junior dal Pacifico qualificate Cina e Giappone

Si è concluso oggi a Naseby (Nuova Zelanda) il PJCC2011 valido per la qualificazione al prossimo Mondiale Junior. Un posto solo a disposizione per il maschile e femminile. Nel torneo maschile si è qualificata la Cina che ha battuto per 8 a 4 la Corea del Sud. Nel torneo femminile qualificato il Giappone che ha conquistato la finale contro la Corea del Sud (4-3). A questo Pacific Junior hanno partecipato le Nazionali maschili di Cina, Corea, Giappone, Nuova Zelanda, Australia, mentre per il femminile Giappone, Corea, Nuova Zelanda, Cina e Australia. Con questa manifestazione si è quindi completato il gruppo delle Nazioni partecipanti al prossimo Mondiale Junior che si svolgerà in Scozia a Peth dal 5 al 13 marzo prossimo. Nel maschile Svezia, Scozia, Canada, Svizzera, Finlandia, Danimarca, Stati Uniti, Rep. Ceca, Cina. Per il femminile Svezia, Canada, Stati Uniti, Svizzera, Russia, Francia, Rep. Ceca, Scozia, Norvegia e Giappone.

Le nuove divise che fanno tendenza

Di recente in Canada qualche  team si è presentato in pista con maglie della divisa che sulla schiena, oltre al nome dell’atleta, hanno  un evidente numero del ruolo di gioco in cifre romane. Pare che la novità, come si dice nella moda, faccia tendenza. Cosa ne pensate?

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La Continetal Cup toglie i pantaloni alla Norvegia

Tutti sicuramente ricordate quanto alle Olimpiadi di Vancouver era stato detto e scritto sui pantaloni multicolore usati dal Team Norvegese. Che dire è sempre una questione di gusti ma per aver usato questa bizzarra divisa l’occhio dei media si era lungamente soffermato sul curling. Credo che questo conti veramente. Alla Continental Cup l’organizzazione ha preteso che la squadra norvegese scenda sul ghiaccio con un classico pants scuro. Dalle interviste raccolte Thomas Ulsrud e compagni non sembrano soffrirne ma tengono a sottolineare il fatto che la squadra non ha ottenuto dei ritorni economici utilizzando i pantaloni (nati per il golf) della azienda Loudmouth Golf Dixie Pants (all’epoca avevamo scritto in un post del 10 febbraio 2010). Ulsrud ha ricordato che con questo abbigliamento sono stati ricevuti, al ritorno da Vancouver, dal Re di Norvegia Harald V e nessuno, anche in quella circostanza, ha avuto da ridire. Anzi in Norvegia ormai il Team è chiamato The Pants. In Canada invece non hanno giudicato idonea questa divisa, forse ritenuta di cattivo gusto televisivo nelle 30 ore del palinsesto dedicato alla Continental. Oppure si tratta solo di un problema puramente commerciale? L’azienda canadese Mondetta è uno sponsor importante per la Canadian Curling Association e, guarda caso, commercializza abbigliamento e divise per il curling.

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In Canada è iniziata la 4 giorni Continental Cup

Oggi a St. Albert (non lontano da Edmonton) è iniziato il grande show del curling con la Continental Cup che terminerà il 16 gennaio 2011. Tenterò di descrivere questa manifestazione che però è difficile definirla Torneo. La prima edizione è stata organizzata nel 2003 e ad ogni anno Olimpico subisce una pausa. Questa è la 7ª edizione. La formula è molto particolare e prende spunto dalla competizione di golf Ryder Cup. Alla Continental Cup sono invitate squadre del Nord America e squadre del resto del Mondo. Per questa edizione le  squadre del Nord America sono, maschili: Team Kevin Martin (C), Team Kevin Koe (C), Team Peter Fenson (USA), mentre, per le donne: il Team Jennifer Jones (C), Team Cheryl Bernard (C) e il Team Erika Brown (USA). Il resto del Mondo è rappresentato dal Team norvegese di Thomas Ulsrud, il Team svedese di Niklas Edin, e poi una particolare squadra creata da Scozia, Svizzera e Germania (David Murdoch, Ralph Stockli, Andreas Lang e Simon Strubin). Le squadre del resto del Mondo femminili sono: il Team Andreas Schopp, il Team Miriam Ott, il team cinese di Bingyu Wang. E non si tratterà solo di gare di curling tradizionale, ma ci saranno anche delle partite di curling doppio misto e curling singolo (lanci di precisione). Nelle gare di doppio misto il pubblico presente e chi in Canada seguirà le partite sulla rete TV TSN potranno vedere giocare insieme Miriam Ott e Ralph Stockli contro coppie formate da Hebert Ben con Cheryl Bernard oppure da Carmen Schafer che farà coppia con David Murdoch. Per ogni gara di squadra vinta si totalizzano 72 punti, per la vincente nel doppio misto 36 punti per le gare a giocatore singolo 32 punti. Inoltre ci sono dei punteggi conquistabili con i Giochi di Skins, si acquisisce punteggio per una mano con l’Hammer o mano rubata. Il primo team che raggiunge i 201 punti è dichiarato il vincitore. Ad ogni membro della squadra vincente andranno 2.000 doll. can.  alle perdenti 1.400  per un montepremi di 88.400 dollari.

La Leggenda di Calgary – Paul Gowsell

gowsell-mondiali-junior-1978.jpgAi campionati Provinciali Senior di Alberta una squadra scende sul ghiaccio. Lo skip prende posizione al centro della casa. E’ un giocatore che ha superato i 50 anni e come tutti gli altri ha i capelli corti tendenti al grigio e pantaloni neri. Nulla di lui può richiamare l’attenzione del pubblico quasi una presenza invisibile per gli spettatori più giovani. Al contrario il pubblico più anziano non ha occhi che per lui perché quello skip è Paul Gowsell la leggenda di Calgary. Paul alla fine degli anni 70 era un mito. Un astro nascente del curling tanto bravo quanto folle. In Canada lo ricordano ancora oggi perché Gowsell era personaggio anche fuori dal ghiaccio. Arrivava al curling center con il suo furgone volkwagen giallo e non serviva l’etilometro per capire quante bottiglie di birra avesse già svuotato. Barba e capelli biondi sempre troppo incolti e troppo lunghi per un curling conservatore e lontano dalle mode. Scendeva sul ghiaccio vestito con dei pantaloni a scacchi grigi che in molti dicono non abbia mai trovato il tempo di lavare almeno una volta. Ma quando Paul Gowsell iniziava a giocare si poteva assistere ad una vera magia. Vinceva sempre senza riverenze. Mai insicuro nelle scelte arrivando a strapazzare in quegli anni anche giocatori molto più esperti e maturi tanto venerati come un Hector Gervais di Edmonton. Paul Gowsell arrivò quindi a giocarsi il Mondiale junior nel 1976 ad Aviemore (Scozia) vincendolo con i compagni di squadra Neil Houston, Glen Jackson e Kelly Stearne. Ma giocare con Paul voleva dire anche il dover sopportare grida imprecazioni e insulti. Il resto della squadra, ad eccezione di Kelly Stearne, lo abbandonò. Nel 1978 Gowsell ritornò con un nuovo gruppo conquistando ancora il diritto di rappresentare il Canada ai Mondiali Junior di Grindelwald (Svizzera). Questo team formato da Paul Gowsell, John Ferguson, Douglas McFarlane e Kelly Stearne vinse il Mondiale. Tutto il Canada era in attesa di un Paul Gowsell tra i grandi del professionismo ma così non è stato. Dopo  l’ultimo Brier Labatt (oggi Tim Horton) del 1980 Paul Gowsell sparì dalla scena. In Italia c’è chi ricorda Gowsell. Marco e Adriano Lorenzi hanno avuto il privilegio di poter giocare contro la leggenda di Calgary. Lo ricordano ancora oggi con un aspetto hippies. Un Gesù Cristo del curling. Lo ricordano ai Mondiali di Scozia quando, dopo un’abbondante bevuta,era intento a sedurre una ragazza in una scena grottesca con Paul, così com’era tanto magro, abbracciato alla sua conquista, sicuramente simpatica ma, tanto grassa. In Canada Paul è ricordato anche come Paul Pizza. Erano gli anni 70 e in un torneo di Winnipeg Paul Gowsell sta giocando, davanti a 1000 spettatori, contro la squadra di un certo McGrath. Erano anni in cui non esisteva il limite di tempo (inserito nel regolamento dal 1980) e McGrathm, per decidere il tiro, creava delle pause che arrivavano anche ai 20 minuti. Paul Gowsell stanco delle attese decise di  provocare l’avversario ordinando una pizza. La pizza fu consegnata e Gowsell, durante la partita, nelle lunghe pause dell’avversario, iniziò a mangiarla a bordo pista. Fu comunque educato nell’offrirla anche allo skip avversario ma McGrath, poco divertito, rifiutò.

Storia del curling: La guerra dei brevetti

Un’altro aspetto curioso della ricerca storica, sulla creazione della nuova scopa dedicata al curling, è sicuramente anche la battaglia legale che per un decennio è stata combattuta, davanti alla Corte Suprema, dall’ideatore Fern Marchessault. Di questa storia ho trovato documentazione della sentenza che è stata emessa solo il 23 maggio del 1967. Proverò a riassumervi la vicenda legale. Il 1 marzo 1956 Fern Marchessaut di Montreal deposita domanda di brevetto della nuova scopa per poterla produrre e commercializzare. L’ufficio brevetti del Canada accetta e riconosce valido il brevetto il 25 marzo del 1958 ma segnala che il titolare del brevetto (Marchessault) dovrà migliorare e dettagliare meglio le caratteristiche della scopa. Per completare la documentazione la legge canadese consente di poterlo fare entro i 4 anni successivi. Ma la pratica del brevetto è gestita, per conto di Marchessault, dall’avvocato Albert Fourner che muore nel 58. L’ideatore della scopa incarica quindi un altro avvocato, Pierre Lesperance e, al nuovo avvocato, chiede di depositare il brevetto anche negli Stati Uniti. La richiesta all’ufficio brevetti USA è consegnata il 16 maggio 1961 ma non fu accolta perché per i funzionari americani risultava già depositato un brevetto analogo registrato il 27 ottobre 1914 e poi ancora modificato il 9 giugno del 1936. In conclusione il giudice della Corte suprema del Canada ha comunque riconosciuto valido il brevetto n° 554826 depositato da Marchessault perchè Fern fu il primo a realizzare e vendere in quantità importanti la scopa che era da circa 10 anni di uso comune per tutti i  giocatori di curling. Per questa ragione la sentenza tra le contendenti società Curl – Master Company  Montreal (di Fern Marchessault) contro la società Atlas Brush Limited di Winnipeg, che da qualche anno produceva e vendeva scope da curling, diede ragione a Fern e vietò alla Atlas di Winnipeg di continuare la vendita del suo prodotto. Fern Marchessault quindi nella storia del curling è riconosciuto come unico inventore.

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